Era da poco iniziato il nuovo millennio e mentre qualcuno viveva nel terrore di un imminente “black out” c’era chi aveva appena scoperto che nella vita i problemi, quelli veri, erano altri. Un male, il più terribile, arriva come un fulmine a ciel sereno, ed è così che ha inizio il peggiore dei calvari per il giovane riese Fabrizio Lunghi, classe 1967, conosciuto da molti con il soprannome di “Ucci”.
Combattere ma col sorriso, non arrendersi e andare avanti, perché nonostante tutto la vita vale la pena viverla fino all’ultima freccia: così fa lui, e così da lui impariamo che trovare il coraggio di affrontare gli ostacoli più brutti è una necessità non solo per noi stessi, ma soprattutto per chi ci è accanto.
Il giorno in cui la sua faretra si svuota per sempre è un lutto che ancora oggi facciamo fatica a superare, l’ultima foto lo ritrae con l’arco in mano, il suo preferito: un compound mimetico, con la freccia incoccata e nell’atto di aggiustare un mirino come a dire “sono pronto per la prossima piazzola”. Se un “Memorial” è il modo per fermare nel tempo un’emozione e condividerla con gli altri, questo è indubbiamente il momento che vorremmo durasse per sempre.
In un giorno sono passati 15 anni, e nemmeno una volta abbiamo saltato l’appuntamento più importante del nostro calendario: il Trofeo Ucci, a lui dedicato.
Ma quello che è successo domenica 24 febbraio ha davvero dello straordinario, questo perché non eravamo soltanto noi della Compagnia a ricordarlo, ma più di 50 persone, alcune delle quali hanno rispolverato l’arco proprio per l’occasione: tornare a fare due frecce come ai vecchi tempi, come quando in mezzo ai boschi e ai bersagli c’era anche lui, Fabrizio.
Tutti riuniti nell’Anfiteatro di Rio Marina per l’accreditamento, e alle 10 in punto pronti per la gara, bambini, ragazzi e adulti distribuiti su 24 piazzole immerse nelle splendide Miniere di Rio Marina, di fronte a noi uno scenario da capogiro e alle nostre spalle il mare, quel giorno azzurro più che mai.
Quella è stata indubbiamente una giornata meravigliosa per la nostra Associazione, anche perché, in mezzo a tutte quelle persone ce n’era una con il suo stesso sorriso e con i suoi stessi occhi, suo nipote, Damiano Matacera.
Non ci rimane dunque che ringraziare coloro che hanno partecipato, il Comune di Rio e il Parco Minerario di Rio, nonché tutte quelle persone che si sono prestate per rendere concreto questo nostro sogno, ovvero il sogno di riportare a casa il Trofeo Ucci.
Un particolare ringraziamento va a Roberto Trabison, riese e vicepresidente della nostra associazione, che si è impegnato in prima persona per fare sì che questo evento potesse essere realizzato.
Gli Arcieri del Mare continuano a “riavvolgere il nastro” ogni anno. Anche se ti abbiamo perduto, sei sempre e comunque con noi.
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